Il suo tipico canto d’amore risuona in primavera e alla fine dell’estate, tra gli steli d’erba della campagna veneta. Non ci si può sbagliare: è la voce del maschio della quaglia, il “coturnix coturnix”, famiglia dei fasianidi, per chiamarla con il nome utilizzato dagli scienziati.
Questo piccolo uccello ha una storia antichissima, citata anche dalla Bibbia: fu infatti proprio questo minuto volatile a salvare dalla fame il popolo ebreo in fuga dall’Egitto, nella penisola del Sinai. Ma la quaglia e il suo gusto prelibato vengono menzionati anche nella mitologia greca. Secondo la leggenda Ercole, mentre viaggiava per compiere le sue proverbiali dodici fatiche, fu ucciso in Libia da Tritone. Allora Jolaus, che lo accompagnava, si affrettò ad arrostire una quaglia: la collocò sotto il naso dell’eroe ed il profumo che ne esalò fu tanto gradevole da far resuscitare il defunto Ercole, che in breve fu di nuovo pronto ad affrontare le sue mitiche imprese. Pure a Pompei, nella casa del Bracciale d’oro, si può ammirare un affresco che ritrae proprio la piccola pernice. E in tempi più recenti ne ha fatto menzione anche il poeta vicentino Aureliano Acanti, che nel 1754 parla della caccia alla quaglia nella sua famosa opera sull’enogastronomia vicentina e veneta, “Il Roccolo Ditirambo”.
A questa famiglia di volatili appartengono varie specie, dalla quaglia americana a quelle asiatiche (come la coturnix japonica, un po’ più grossa della coturnix coturnix e impiegata negli allevamenti che forniscono quaglie anche alla nostra Confraternita). Questo piccolo e curioso uccellino europeo è migratore, parte dal sud del Sahara in Africa per arrivare in primavera nella penisola italiana. Riparte per il volo di ritorno appena comincia l’autunno. La quaglia ha un volo esplosivo e verticale: quando un volatile scappa, nel dialetto locale, si dice che si è “squajà”. Da questo termine potrebbe derivare la voce verbale “squagliarsela “, fuggire, in italiano. Le quaglie nidificano anche tre volte all’anno, in cavità del terreno nascoste da erba dove la femmina depone da 8 a 12 uova. La famiglia resta unita fino all’arrivo dell’autunno quando riparte per la migrazione. Se per qualche motivo il nido viene distrutto, la coppia di uccellini effettua una seconda covata. Nelle verdeggianti campagne vicentine, come quella di Levà di Montecchio Precalcino, la quaglia trova – o almeno, trovava – il suo habitat naturale per nidificare anche due tre volte all’anno. Ora le cose stanno cambiando, in quanto purtroppo lo sviluppo edilizio e produttivo di questi anni ha diminuito drasticamente lo spazio di prateria: le grandi campagne vicentine sono ormai ridotte a poca cosa.